Pubblicato il 27 settembre 2012 08:35
ROMA – Si facevano rimborsare farmaci mai venduti dal sistema sanitario nazionale. Per questo motivo il Comune di Roma ha deciso di revocare la licenza a due farmacie di Roma, una nella centrale via del Tritone e un’altra lungo la via Tuscolana, altra grande arteria romana. La vicenda è stata ricostruita dal Messaggero.
L’inchiesta «farmaconnection» è scattata nel 2005 quando i carabinieri del Nas hanno scoperto un medico a sfornare ricette in quantità industriali. Per la farmacia di via Tuscolana ne ha firmate 7.718 solo di farmaci di fascia A «ovvero a totale carico del Sistema sanitario nazionale» per un danno al Sistema sanitario nazionale di almeno 972mila euro. Tutte «intestate fittiziamente a inesistenti assistiti e compilate con grafia artatamente illeggibile allo scopo di renderne impossibile l’individuazione anche attraverso i codici regionali», come spiega la sentenza che ha condannato per truffa e falso il medico Claudio Grande e i farmacisti di via Tuscolana Giuseppe e Marco Morreale (per quelli di via del Tritone è scattata la prescrizione).
E questo il metodo della farmacia in via del Tritone:
per tutti i farmaci veniva chiesto il rimborso, ma in qualche caso i medicinali venivano venduti ad altre farmacie ignare. Stando alla ricostruzione del pm Stefano Rocco Fava, il meccanismo variava: i farmaci di medio costo, dopo la richiesta di rimborso che prevede anche l’invio della «fustella adesiva» tolta dalla scatola dei medicinali, «venivano reimmessi nel circuito commerciale applicandovi fustelle fittizie realizzate dalla stessa Farmacia e venduti a turisti esteri incuranti delle confezioni recanti le fustelle difformi». I farmaci di alto costo «maggiormente esposti a potenziali verifiche» erano «ricettati e riciclati commercializzandoli nel territorio laziale movimentandoli mediante documentazione fiscale fittizia prodotta dalla medesima Farmacia, nonché esportandoli nel mercato estero».